L’uso commerciale della fotografia ha sempre contraddistinto aziende, prodotti o servizi che devono essere pubblicizzati al grande pubblico.
Sembra banale affermare che la fotografia deve trasmettere con immediatezza “l’immagine” che vogliamo comunicare di un prodotto , ma i concetti che sono dietro alla scelta di una foto anziché un’altra e i significati che attribuiamo a una immagine per caratterizzare il messaggio che vogliamo dare attraverso di essa, possono fare una grande differenza.
Le caratteristiche che rendono memorabili una fotografia sono sempre al centro di commenti e interpretazioni disparate, ma le fotografie che si ricordano hanno tutte in comune un quid che le rende diverse e condivisibili, certamente differiscono dalle altre perché non contengono mai tecnicismi amatoriali e hanno la capacità innanzitutto di raccontare: questo è il primo aspetto veramente decisivo e irrinunciabile.
Le immagini fotografiche hanno un senso quando raccontano una storia, quando affermano l’esistente in modo univoco, ne testimoniano l’essenza in un istante, quando l’emozione ha il sopravvento su tutti gli aspetti tecnici e compositivi, lasciando così a chi la osserva un messaggio che possa essere recepito dalla maggior parte degli osservatori, attraverso segni universali.
Roland Barthes affermava che “La fotografia rende presente un evento passato” e nell’uso commerciale della fotografia dobbiamo mettere a frutto un evento passato per renderlo presente, non come memoria storica o documentale, ma come chiave per accostare attraverso la sensazione di un ricordo, un’emozione ad un prodotto.
Cosa non facile.
“Credo davvero che ci siano cose che nessuno riesce a vedere prima che vengano fotografate”.
Questa bellissima riflessione di Diane Arbus introduce quello su cui voglio rapidamente riflettere, ovvero il mondo del vino raccontato per immagini.
Illustrare per immagini, raccontare fotograficamente questo mondo non è semplice.
Ovviamente, non volendomi inoltrare nella spinosa e inutile distinzione tra fotografo e artista, devo sottolineare che questo settore trabocca di stereotipi. Parlando di vino la prima immagine che viene in mente è la bottiglia, il bicchiere preferibilmente tenuto in mano, un volto meglio se con bicchiere.
Quando tempo fa un editore mi chiese di raccontare una quarantina di aziende vinicole, debbo dire che fui fortunato, mi diede carta bianca e approfittando di questa inaspettata libertà interpretai queste realtà imprenditoriali senza bicchieri mezzi pieni.
Ebbene, fu un grande successo fotografico ed editoriale: guardandolo oggi con soddisfazione, mi rendo conto che fui precursore di uno stile, di un modo nuovo e originale di raccontare il vino e la “gente del vino”.
Partendo dal semplice concetto che dietro ogni azienda ci sono persone, adeguai lo storytelling editoriale alla mia idea di fotografia. Seguirono altre pubblicazioni fotografiche che, sempre rappresentando idee e concetti piuttosto che cose e fatti, anticipando i tempi, mettendo il concetto prima del risultato estetico della stessa fotografia. Ma questo è il mio stile.
Finalmente arrivo al concetto legato alla copertina della rivista.
Qualche giorno fa mi sono state chieste fotografie per illustrare la copertina di “La Freccia Gourmet”, un numero speciale dedicato al prossimo Vinitaly di Verona.
Dovendo pescare dal mio archivio non ho potuto che selezionare e proporre immagini realizzate con questo approccio e questo stile, pur ritenendolo poco “commerciale” e quindi teoricamente non in linea con il linguaggio solitamente utilizzato per questo tipo di manifestazioni. Inaspettatamente e piacevolmente il Capo Redattore e il Direttore hanno compreso lo spirito e ne ha apprezzato il messaggio, senza bisogno di spiegazioni, da veri gourmet dell’immagine.
Qui potete vedere una selezione delle sette immagini proposte: su quale cadrà secondo voi la scelta?
[Clicca sulle immagini per sfogliare le anteprime delle cover]