“Fascinosa città”, quante cartoline, quante fotografie.
Come ogni “cosa bella” anche Parigi è milioni e milioni di scorci, di ricordi, di momenti gelosamente custoditi in moltissime case nel modo, in tantissimi cuori di amanti, in innumerevoli album fotografici.
Eppure, guardando e scrutando si coglie sempre un inedito scorcio da raccontare, una emozione da intrappolare per sempre nei pixel di una immagine.
Parigi è una città magica dove l’aria, anche quando umida di pioggia, è lieve.
Non vi annoierò con i miei ricordi di giovane studente che come molti altri vollero fare l’esperienza di vivere gli anni “belli” nella “Grandeur”.
Ogni volta che torno ripercorro mentalmente, col cuore in subbuglio la mia spericolata vità di quegli anni di speranza, la mia spensiereatezza, la gioia e la voglia di vivere che solo un diciottenne scavezzacollo può avere.
Mi sono ritrovato immobile col naso all’insù, guardando quella finestra all’ultimo piano di Rue de Lombard, piangendo; non so se per il replay velocissimo di immagini che entravano e uscivano furiosamente nella mente o per la “nostalghia” che i ricordi inducono, o la consapevolezza che la vita finisce ed è allora che vorresti aver superato la poca spiritualità del tuo personaggio, è allora che vorresti ritrovare le persone che hai lasciato.